1.2.06

Lamberti: “Ecco la mia formula azzurra"

Il consiglio direttivo, subito dopo aver nominato Marco Lamberti direttore tecnico della nazionale, ha chiesto allo stesso di rilasciare la prima intervista da selezionatore azzurro al sito Fisct, organo ufficiale della Federazione. Lo stesso consiglio direttivo ha chiesto a Giuseppe Silvestri, giornalista professionista, di occuparsi - in piena libertà - del servizio. Riportiamo gli articoli ringraziando Marco Lamberti e Giuseppe Silvestri.

"Lamberti: “Ecco la mia formula azzurra" di Giuseppe Silvestri

Valore + rendimento x motivazione = forza reale. Chi sogna l'azzurro del calcio da tavolo si segni la formuletta e cerchi di applicarla come meglio può, perché sarà proprio la "forza reale" l'unica strada per arrivare in nazionale. Il neo commissario tecnico dell'Italia ha le idee chiare. E non le manda a dire. La sua prima intervista ufficiale dopo la nomina è l'occasione giusta per mettere i puntini sulle i e Marco Lamberti da Reggio Emilia non se la lascia sfuggire. Spiega quale metodo di lavoro utilizzerà per scegliere i suoi alfieri, per continuare a vincere e far crescere una nuova generazione di campioncini azzurri.

"Nell'allestimento della squadra - spiega - valuterò in particolare la forza effettiva dei giocatori. Per forza effettiva intendo la combinazione tra il valore assoluto e il rendimento della stagione. Non basterà avere un "nome importante" per assicurarsi un posto in azzurro, ma chi aspira alla nazionale dovrà far parlare anche i risultati. Viceversa non sarà ovviamente sufficiente per un giocatore di secondo piano fare un solo colpo in un torneo pur importante per aspirare alla convocazione".

Lamberti, insomma, li vuole "belli e famosi" o meglio "campioni e in forma". Non basta. Ci vorrà anche un terzo ingrediente, quello della motivazione: "Chi vuole giocare con la maglia dell'Italia deve dimostrare coi fatti di tenerci. Ad esempio non rifiutando la convocazione in occasione delle amichevoli".

Amichevoli, parolina magica. Il nuovo commissario tecnico ha chiesto alla Federazione di organizzarne almeno due prima dei mondiali. La prima dovrebbe disputarsi proprio a Reggio Emilia in occasione dell'andata della serie A, la seconda al Major di Bologna. "Tengo molto a questi incontri, perché dovranno servire anche per far crescere quei giocatori che sono ai confini dell'azzurro, ma che hanno avuto poche possibilità fino ad ora. E' mia intenzione, ad esempio, convocare almeno tre esordienti in occasione dell'amichevole di Reggio, da disputare probabilmente contro una formazione all stars, composta dai migliori stranieri delle nostre squadre di A".

Archiviati gli aspetti più tecnici, parliamo anche di sensazioni ed emozioni. Ad esempio, cosa ha provato quando gli hanno chiesto di guidare la nazionale? Riflette, poi ammette con sincerità: "Sono stato colto di sorpresa. In un primo momento ho stentato a credere che fosse tutto vero, rimanendo letteralmente di sasso. Pensavo di non accettare. Poi ho fatto alcune considerazioni. Ad esempio che questo è in assoluto lo sport che gioco meglio, maggiormente conosco e amo profondamente. E allora perché dire di no? Sono orgoglioso di ricoprire questo ruolo e cercherò di farlo nel migliore modo possibile".

Senza il timore di dover affrontare una eredità pesante o di commettere errori: "Ho pensato che non devo dimostrare niente a nessuno. Mi spiego: che l'Italia abbia i giocatori più forti del mondo si sa già. Poi è chiaro che le partite durano mezz'ora e in quella mezz'ora ci può stare anche la sconfitta. Di certo farò tutte le mie scelte in serenità e senza condizionamenti di sorta, naturalmente applicando quelle che sono le mie idee".

Il discorso si sposta sul movimento calciotavolistico in generale: "La crescita esponenziale che stiamo vivendo è ovviamente un fattore particolarmente positivo. E' bello accendere il computer e trovare continuamente nuovi club che nascono, giocatori che si riavvicinano alla disciplina o iniziano a praticarla. Dopo anni di immobilismo, tutto ciò è esaltante. Complessivamente mi pare che le cose pian piano stiano cambiando. Il rammarico è quello di non riuscire fino in fondo a trasformare la nostra disciplina in sport. Non credo che in Italia ci siano meno giocatori di Subbuteo che di tennis, però molti non sanno nemmeno dell'esistenza di una federazione e di un settore agonistico. E sappiamo che con numeri esigui non è mai facile confrontarsi con le istituzioni sportive, Coni in testa".

Due parole anche sulle polemiche nate intorno alla scelta di Catania per il ritorno del campionato di serie A. "Le polemiche a priori non mi piacciono. Io credo giusto che ogni città abbia la possibilità di ospitare un evento così importante e Catania non fa eccezione. Sono convinto che i siciliani organizzeranno una bella manifestazione". E la riforma agonistica? "La perfezione è impossibile da raggiungere e c'è sempre qualcuno che si lamenta. La miglior cosa è provare per poi tirare le somme. Personalmente credo che sia inutile fare 10mila tornei, meglio puntare sulla qualità. Sono favorevole, inoltre, alla convocazione ai mondiali automatica per il primo del ranking Italia".

Infine un consiglio a chi si riavvicina al gioco dopo anni di "astinenza": “Intanto non abbattersi davanti ai primi risultati negativi. Continuare ad allenarsi, a giocare e, quando possibile, a disputare tornei. Le scoppole sono utili, aiutano a crescere. Poi è importante osservare come giocano gli atleti più capaci: guardare e apprendere. Migliorare è solo una questione di tempo e di volontà". E sognare la nazionale si può: valore + rendimento x motivazione. Semplice no?

La scheda

Marco Lamberti è nato nel 1968 a Reggio Emilia, dove vive, lavora e gioca difendendo i gloriosi colori della Reggiana. Sposato con Monia, è papà di due figli, Sharon di 5 anni e Michael di 7 che già da qualche tempo si diletta sul panno verde. Nella vita si occupa di private banking, ma la sua grande passione è il calcio da tavolo. Ha iniziato a giocare nel 1976 e nel 1983 si è avvicinato all'agonismo. Il suo miglior risultato è stato un terzo posto nei campionati italiani Aicat alle spalle di Bolognino e Filippella, in Fisct invece ha vinto la seconda edizione della Coppa Italia cadetti. A livello internazionale vanta il raggiungimento dei quarti a Mons e a Bologna. I suoi grandi trionfi sono legati al gioco a squadra. Con la maglia granata ha vinto tutto quello che poteva vincere. Nella bacheca del club i trofei ci sono tutti: dallo scudetto alla Coppa Italia, dalla Coppa Campioni ai vari tornei internazionali. Stimato e benvoluto da tutto l'ambiente per la sua capacità di coniugare disponibilità e rispetto di tutti con fermezza e decisione. Non gli si chiede soltanto di continuare a vincere, ma di sconfessare quel luogo comune secondo cui la nazionale è un "club per pochi": toccherà a lui "avvicinare" gli azzurri al resto del movimento calciotavolistico nazionale.